sabato 12 luglio 2008

I dolori del giovane Waller

VI lettera

Dal Carcere di Santa Margherita, proprio tipo Silvio Pellico, 13 maggio 1798

Jacopo, amico mio,
non cerca' scusa per il tuo ritardo nel rispondere alla mia precedente missiva. Comprendo che le tue disavventure ti hanno impedito di pensare a me, e mi limito per questo a farti solo un amichevole rabuffo, e ad augurarti uno sbocco di sangue fracito.Mi dolgo profondamente per i casi della tua vita, e per il tuo fato avverso: 5 ragazzi ti hanno rignuto di cavuci e cignate, e non ci è scappata nemmeno una foto sulla pagina di cronaca locale. Sfortunato te, caro amico: dice che se esci sul giornale, chiavi sicuro, e pure per senza soldi. Mi ha raccontato Raffaele Sollecito che da quando è successo il fatto che hanno scannato a Meredith e lui è andato sul giornale, i carcerati che stanno con lui se lo chiavano a tipo cuniglia paisana, e prima invece non ne poteva nemmeno con i film spuorchi. Tiene il buco del culo sbanato, ma è felice: fosse così anche per te!Anch'io, tuttavia, sono stato oberato dai miei impegni, che sai essere gravosi e sfaccimmosi. Mia madre, che dolorosamente insiste nel volermi costringere a faticare, mi ha trovato un posto come assistente di studio a "Che viento che votta?", una nota trasmissione della televisione tedesca. Purtroppo l'ospite della mia prima serata era il noto sovversivo tedesco Marco Travaglien. Ebbene, costui, senza remora nè scuorno alcuno, ha cominciato ad alluccare in faccia a Fazio, il presentatore, contro al vice Cancelliere della Germania, il venerabile dott. Renato Schifezza. Jacopo mio, meglio che non ti dico che è successo. Fazio, da grandissimo professionista, si è dissociato dalle parole di Travaglien, e già chiagneva, tapino, pensando che perdeva il posto di fatica. Ma non ci ha potuto niente: la Rai subito ha stutato le trasmissioni, e mentre mandavano il monoscopio è trasuto nello studio Claudio Capponen, il direttore generale, vestito da generale delle SS, con un impermeabile scuro e un cappello che si era fottuto da un bigliettaro dell'ATACS. Capponen ha cominciato ad alluccare come a Pappalardo, e noi ci siamo tutti messi una sfaccimma di paura, perche lui, tanto dallo sforzo, si è fatto rosso in faccia a tipo Mr Bison, e pareva che mo gli si schiattava una vena in canna. Quando si è calmato, ci ha detto che erano tutti cazzi dei nostri, e che era meglio che salutavamo alle mamme nostre, perchè era cazzo che dal giorno appresso ci chiudevano in galera e non le vedevamo più. Capponen, la cui saggezza profonda ci ha impressionati, ci ha ricordato che "Che viento che votta?" è una trasmissione seria, mica è "La prova del cuoco", che tutti vanno e fanno i mongoloidi appresso alle tagliatelle di quella inzevata della Clerici; poi ci ha frustati a tipo Varenne e purgati con olio di ricino, olio di fegato di merluzzo, olio di sansa, olio di colza e olio motore Castrol.Il giorno appresso, mentre ci si turcevano ancora gli intestini e ci facevamo male i rini per le frustate, il vilipeso Schifezza è andato in televisione a dire che qualcuno vuole minare il dialogo sulle riforme, che non si è capito che ci azzecca ma pure sono belle parole, e fanno la loro figura sui giornali. Allora il Sisde tedesco è venuto a prelevare a casa me e tutti quelli che faticavano a "Che viento che votta?", e ci hanno tradotti in carcere, in attesa di giudizio. Travaglien è invece stato mandato al confino in provincia di Caserta, dove ha in programma, secondo i primi rumors, di scrivere un libro su Cristo che si ferma a qualche parte, mo non ho capito bene che ci azzecca sto fatto della religione (chi non la capisce, questa, me lo dice e gliela spiego). L'ingiustizia è compiuta, amico: l'iniquo Travaglien in campagna, assecutando contadinelle, e noi, noi che al travaglio (nel senso della fatica) ci dedicavamo, senza scopo sovversivo alcuno, quivi siamo stati rinchiusi. Ora giaccio su un tavolaccio, cavando pirucchi dai miei crini 'nzevati, e mangiandoli a tipo per' e muss'. Tutto sembrava perduto, amico, le tenebre calavano sulla mia vita: ma ho di nuovo una ragione di vivere. Sì, Jacopo, sono innamorato, e per ogni giorno mi prendo un ricordo che tengo nascosto lontano dal tempo insieme agli sguardi veloci momenti che tengo per me: lei è parte di me. Elevo questi versi con animo lieto, grato agli autori, gli stilnovisti Zero Assoluto, e sono felice, pur guardando il mondo attraverso queste sbarre. Lei si chiama Mara, mi è stata presentata dal dott.Schifezza, e tutti e due mi hanno detto che se testimonio contro Travaglien mi fanno uscire subito. Sai, amico diletto, Mara ha un buon posto al Ministero delle Pari Opportunità di Germania, ed è laureata proprio come Olga, la badante ucraina di nonna Vicenza. Lei non sa del mio profondo sentimento, anche se il corazon mi batte fotte fotte, e vorrei dichiararmi immantinente. Pensieri si rincorrevano nella mia testa, pensieri di strategie amorose: mi sono or ora deciso ad inviarle una missiva, qui dalla prigione, in cui la informo che, se si vuole mettere con me, deve mettere la crocetta sul quadratino che laboriosamente le ho disegnato. Jacopo carissimo, giunto ormai sono ad una svolta: prega per me, acchè mi si schiudano finalmente le porte del'agognata fessa.
L'amico tuo che sta già mezzo tuosto e mezzo moscio,

il Giovane Waller

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