sabato 2 febbraio 2008

I dolori del giovane Waller


II lettera


Da Bayern di Monaco, 25 novembre 1797


Amico mio, pur essendo noi inseparabili, un dì ormai lontano fui costretto a lasciarti. Ricordo ancora le lacrime versate sagliendo sull’alfetta di papà; e ricordo lo scuzzettone che mi chiavasti all’intrasatta, chiamandomi “ricchione”, prima ch’io partissi. Eravamo pur fanciulli…E ricordi, ricordi della nostra estate a Pontecagnano affiorano nei miei pensieri, e, come saittella appilata, traboccano e fluiscono su questo foglio. Ricordo Pascalone, il figlio della purtunara, che usava farsi i pallini dentro al naso, e ce li azzeccava per cuollo, in un impeto di infantile esuberanza. E ricordo Eleonora, sua sorella, le cui grazie capricciose ci procuravano un piacevole passatempo, quando la spiavamo mentre si sciacquava il mazzo, facendoci pugnettoni a due mani.E ricordi anche tu le vicende che tanto spesso ci facevano ridere, e invece erano tanto poco risibili? Ricordi don Vecienzo, quando si scapezzò con la bicicletta e gli uscì il sangue per vocca? E ricordi come jastemmava la maronna del carmine, con i fedeli attorno muorti di scuorno, perché si erano visti palle e pesce da sotto la tonaca che si era alzata? E ricordi, in spiaggia, le facezie nostre infantili, quando appoggiavamo il pesce da sopra al costume alle coetanee bambine, che strillavano come le femmine annanz’a un film di Dario Argento?Amico caro, mi dolgo con te per la disgrazia che ti ha colto: hai solo 35 anni e sei già iscritto al collocamento… questa stagione di giovinezza riscalda ancora il tuo spirito, e già dovrai jettare il sangue comm’a nu ciuccio ‘e fatica. E capisco ancor meglio tuo sgomento, poiché mammà ha detto che da lunedì la devo andare ad aiutare in salumeria, perché tiene un’età e non ce la fa più ad aizare da terra le forme di pruvulone piccante e i prusutti con l’osso. Quasi come rapace arpia, mi ha sequestrato tutte le figurine dei giocatori, e ha detto che se non vado a faticare quanto è vero Gesù Cristo me le appiccia. Sai, amico, ho provato a chiagnere e vaviare come criaturo , a fare la finta che tengo male e panza; ho persino detto che se non mi torna le figurine faccio un salto dal balcone: ma non ci sono stati cazzi. Del resto sto di casa al primo piano, e massimo massimo me putess’ scassà na coscia. Povero Waller! Già mi vedo areto a nu bancone ‘e salumiere, con il bianco grembiule, mentre affetto murtadella per la cliente janara… “Fammell’ fina fina, ‘e capit’ Wallèr?” Povere orecchie mie, pur avvezze al salmodiare melodioso di Tiziano Ferro, cosa dovrete ascoltare!Come intuisci, la vita tedesca non è felice, pur tra birra e wurstel. Contento devi essere della tua bella Italia, in cui sole, pizza e mandolino riscaldano il cuore, e dove le donne sono calde e disponibili. Sappi che io, pur essendo nel fiore dell’età, non vedo pucchiacca da tempi remoti, tanto da non conservarne memoria: non so più nemmeno dove sia locato quest’organo sublime, né ricordo se sua spaccazza si trovi in posizione orizzontale o verticale.Jacopo carissimo, miei dolori ed affanni sono numerosi e tristi, ma ti prego ugualmente di tenermi informato su tue vicissitudini lavorative: sarò per te valido appoggio, e so che anche tu potrai appoggiarmi, con il bastone tuo amicale.

Con affetto e simpatia, lascio qui la firma mia
Il giovane Waller

Nessun commento: